Caratterizzazione e delimitazione delle Regioni di Provenienza Il 31 dicembre 2008 si è concluso il progetto finanziato dalla Regione Lazio, nell’ambito delle attività previste per il Programma triennale di ricerca agricola, agroambientale, agroalimentare ed agroindustriale della Regione Lazio (PRAL) 2003-2005; esso affronta tematiche inerenti l’energia, l’ambiente e lo sviluppo sostenibile (8.4 del PRAL) e in particolare la conservazione e valorizzazione della biodiversità. L’attività finanziata ricade nella Lettera c) – “contributi per attività di studio, ricerca e sperimentazione, che siano in linea con gli obiettivi, aree tematiche, azioni chiave del PRAL”. In seguito al recepimento da parte dello Stato della direttiva CE 105/99, con il D.lgs. 386/2003, le Regioni sono tenute a gettare le basi di una filiera per la certificazione del materiale di propagazione forestale che parta dalla individuazione delle Regioni di Provenienza, con i relativi boschi da seme, fino ad arrivare alla produzione di piantine in un vivaio specializzato da destinare all’attività di riforestazione. In tale contesto la Regione Lazio ha deciso di dotarsi di uno strumento innovativo utile a soddisfare un bisogno reale normativo e del territorio, prioritario per la salvaguardia degli ecosistemi, in particolare quelli forestali. La relazione esistente tra variabilità genetica e capacità di adattamento di una specie assume importanza particolare per le piante forestali caratterizzate da cicli vitali molto lunghi e, pertanto, maggiormente esposte alla probabilità di subire variazioni ambientali a cui una specie deve essere in grado di rispondere in maniera adeguata. Nell’ambito della stessa specie, grande importanza riveste la biodiversità presente nelle popolazioni locali che possono presentare specifici adattamenti alle condizioni del sito di vegetazione dando origine agli ecotipi. La Direttiva comunitaria 105/99 sottolinea l’importanza del concetto di Regione di Provenienza, riferita ad una specie o sottospecie, ed intesa come “il territorio o l’insieme dei territori soggetti a condizioni ecologiche sufficientemente uniformi e sui quali si trovano soprassuoli o fonti di semi con caratteristiche fenotipiche o genetiche analoghe”. L’identificazione delle Regioni di Provenienza per l’utilizzo corretto del materiale di propagazione risulta elemento prioritario sia nella strategia della difesa della biodiversità forestale che per la corretta organizzazione della attività vivaistica forestale italiana da tempo penalizzata rispetto a quella di altri Paesi europei che, negli ultimi dieci-quindici anni, si sono già dotati di sistemi volti alla migliore gestione delle provenienze su base ecologica. Con queste finalità è stato sviluppato un modello di delimitazione di aree ecologicamente omogenee per la Regione Lazio, utilizzando metodologie classiche basate sull’analisi dei parametri fisici caratterizzanti il territorio in esame ed integrando questi con un approccio dendroecologico ed uno fenologico (mediante l’applicazione di un indice di attività fotosintetica, detto NDVI) del tutto innovativi e per la prima volta applicati ad un contesto territoriale reale. Nell’insieme, considerando i parametri ecologici e quelli derivanti dall’analisi dendroecologica e fenologica, il territorio laziale è stato suddiviso in 17 aree (Figura 1 e 2), definite Regioni di Raccolta secondarie, raggruppate in tre fasce fitoclimatiche (Mediterranea, Mediterranea/Temperata di Transizione e Temperata), corrispondenti ad altrettante Regioni di raccolta primarie (Regioni Ecologiche di Provenienza s.l.). La definizione di limiti netti tra le diverse regioni ha suscitato un profondo dibattito teorico sul significato degli stessi dal quale è emersa la necessità di delineare delle zone buffer che comprendano il graduale passaggio da un contesto ecologico all’altro. L’ampiezza delle fasce buffer è stata stimata in 1,5 km sul piano e 100 m in senso altitudinale. La scelta del range di 1,5 km sul piano, per la definizione delle fasce buffer, deriva dall’analisi della cartografia tematica elaborata. L’applicabilità del modello proposto è stata testata utilizzando il pino domestico (Pinus pinea L.) come specie pilota; la delimitazione delle Regioni di Provenienza per la specie proposta ha richiesto un’indagine ad ampio spettro dei popolamenti presenti nel Lazio (Figura 3), a partire dalla loro localizzazione fino alla descrizione strutturale e alla caratterizzazione genetica. I dati acquisiti dalla letteratura e dai rilievi in campo sono stati integrati in una piattaforma GIS. Gli aspetti più propriamente sperimentali appena descritti sono stati corredati da un’ampia presentazione del pino domestico sotto molteplici profili: tassonomico, morfologico, ecologico, selvicolturale, auxologico, storico, ecc., nonché da una panoramica sulle attività vivaistiche nel Lazio. Identificate le Regioni di Raccolta nelle quali sono presenti i popolamenti di pino domestico (tre in totale), si è reso necessario definire quali popolamenti potessero rappresentare delle fonti di materiale di propagazione forestale, ossia indicare quei soprassuoli candidati ad essere classificati come boschi da seme. Integrando i risultati delle analisi genetiche con quelle di carattere ambientale, sono stati proposti come boschi da seme i popolamenti della Foresta Demaniale del Circeo, ricadenti nella Regione di Raccolta “Lauretum caldo” (Figura 4) e quelli di Castelporziano, nella Regione “Litorale” (Figura 5). Di questi due popolamenti sono state altresì analizzate le interazioni tra il soprassuolo forestale e la fauna selvatica, a completamento delle informazioni di carattere strutturale e genetico. Ciò ha consentito di giungere anche a formulare le proposte di carattere selvicolturale adeguate ad una corretta gestione dei popolamenti medesimi. In conclusione, la scelta di due boschi da seme per il pino domestico è risultata necessaria nell’ottica della conservazione della biodiversità intraspecifica dei popolamenti laziali, assicurando abbondante fonte di materiale di propagazione utile a tutte le attività vivaistiche e di rimboschimento che comprendono l’utilizzo di pino domestico.
Figura 1 – Carta delle Regioni di Raccolta secondarie proposta per le specie forestali del Lazio.
Figura 2 – Tabella riassuntiva delle caratteristiche pedoclimatiche delle 17 Regioni di Raccolta. Figura 3 – Carta della distribuzione di pino domestico sovrapposta alle Regioni di Raccolta. Figura 4 – Localizzazione su base IGM 1:25000 e rilievi dendrometrici relativi alle pinete di Castelporziano. Figura 5 – Localizzazione su base ortofotografica dei popolamenti di pino domestico |
Vivai Torsanlorenzo s.s. - Via Campo di Carne, 51 - 00040 - Tor San Lorenzo - Ardea (Rm) |